Quali pensieri, quali emozioni attraversano la mente, il cuore di un bambino che deve improvvisamente abbandonare la sua casa e fuggire, braccato da chi, per un disegno a lui incomprensibile, lo vuole morto? È insopportabile pensare che da piccoli si debba subire tutto questo. Eppure è accaduto anche a nostro papà Guido. Il suo diario scritto nel 1946, a otto anni, racconta il drammatico sradicamento dalla vita quotidiana di un bambino ebreo: la fuga improvvisa, nel 1942, da una Genova straziata dai bombardamenti fino all’approdo in Svizzera nel 1943 per sottrarsi, con i genitori e il fratello, alla ferocia nazifascista. Per decenni il diario dattiloscritto, forse revisionato in anni successivi, è rimasto chiuso in un cassetto. Ma le immagini di un mondo atroce, un mondo che ancor oggi tollera il dolore di un’infanzia perseguitata, hanno spinto noi figlie a pubblicare queste pagine, dando a nostro padre bambino la possibilità di dialogare idealmente con lettori che potranno percepire la sua rabbia, i suoi sentimenti, scoprire il suo sguardo indagatore, cogliere la sua capacità di analisi, la sua voglia di vivere e di conoscere, nonostante tutto. È nato così “Una storia piena di paure, di ansie e di avvenimenti quasi gialli 1942- 1946”, un libro che coinvolge anche Giusy Lauriola, artista capace di tradurre in immagini di grande forza espressiva i diversi passaggi del diario. Altri interventi contestualizzano questa storia privata nel più ampio capitolo della storia del XX secolo: il commovente ricordo di nostro zio Roberto, anch’egli protagonista di quella fuga in Svizzera, le analisi storiche di Aldo Pavia e di Toni Ricciardi, l’introduzione al percorso visivo di Manuela De Leonardis. Infine, il critico cinematografico Steve Della Casa sottolinea ancora una volta quell’emozione che «fa capolino in continuazione» e che ha reso tutti noi partecipi di questo lavoro collettivo.